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sabato 15 giugno 2013

Dagherrotipo colorato di Désiré François Millet, 1855 ca

Il dagherrotipo presentato in questo articolo fa parte delle “Chiesa-Gosio Collections - Brescia”. Il montaggio è quello tipico ‘french frame’ in quadretto, con passepartout in vetro dipinto e finestra di riquadro con ovale dorato. Il montaggio presenta, sul vetro frontale, in basso a destra, in caratteri color oro scuro, la dicitura: “MILLET, Rue Montesquieu, 6”. È stato acquisito da un antiquario di Saint-Mandé, sobborgo di Parigi, ed è giunto semiaperto e malamente (molto tempo fa) risigillato. L’assemblaggio interno ed il fissaggio della piastra era però ancora integro anche se non più a tenuta. La rimozione della carta incollata sul dorso ha permesso di recuperare quasi totalmente la locandina pubblicitaria che talvolta accompagna le immagini d’epoca, purtroppo già parzialmente abrasa da tempo. Il dagherrotipo è ad angoli piani e interi, piastra argentata in bagno galvanico, ed ha le dimensioni approssimate alla “mezza lastra”: 100x135 mm ed il montaggio misura 147x183 mm. Non sono presenti punzoni (NO hallmarks).

Il soggetto è una bambina ripresa in figura intera, in piedi con ombrellino, corona di fiori al capo. L’arredamento è costituito da una poltroncina con disegni a fiori e sul fondale dipinto è rappresentata una balaustra. Non è visibile nessun sostegno di bloccaggio per fermare il movimento durante la posa.
La bambina si è mossa in modo molto lieve e quindi non risulta perfettamente nitida, mentre il resto dell’arredo è perfettamente definito.
L’abito è stato colorato a mano in giallo, probabilmente con procedimento di sedimentazione a secco Isenring, mentre i fiori sul capo sono stati debolmente tinti in azzurro con coloritura a umido. Infatti questo dettaglio appare opaco e rialzato se osservato in luce fortemente incidente. Lo stesso accade per la crocetta in color oro al collo della fanciulla.

La datazione è stabilita con adeguata attendibilità considerando le informazioni presenti in "French Daguerreotypes" Di Janet E. Buerger, University Of Chicago, 1989. Lo studio di Rue Montesquieu, 6, Parigi, fu aperto verso il 1855 e sicuramente dopo il 1852. La locandina pubblicitaria indentificata da Janet E. Buerger come “Etichetta1” riporta già i riconoscimenti ottenuti: medaglia d’argento, 1855 Amsterdam; 1854 Londra, medaglia d’oro. In calce, la nota: “Ces prospectus ne peut être distribué qu’a l’Exposition”.
Ciò significa che l’ “Etichetta 1” è contemporanea dell’Esposizione Universale del 1855.
L’etichetta del dagherrotipo qui considerato non ha la grafica con le medaglie. Non sono citati riconoscimenti e manca la nota finale. Se ne può dedurre che potrebbe essere immediatamente precedente. I testo è sostanzialmente identico alla locandina “Etichetta 1”
La “Etichetta 2” che include invece anche: medaglia argento 1855 Amsterdam, menzione onorevole 1856 Bruxelles, 1855 Esposizione Universale, 1858 Dijon.

Qui di seguito, il testo tradotto in italiano e la versione originale francese.


DAGHERROTIPO IN MINIATURA SMALTO
Brevettata S. G. D. G.
Sistema del Professore Artista MILLET
Maison de la Salle Montesquieu, Paris.
Il solo studio in Europa per i ritratti in dagherrotipo miniatura smalto e senza inversione a specchio con il sistema MILLET, Fotografo Dagherrotipista del Ministero dell’Interno, dell’Agricoltura e del Commercio, dei principali Artisti drammatici, delle Scuole Politecniche, di San Ciro, delle Arti e Mestieri, delle Missioni Straniere, degli Armeni, dei principali Collegi di Parigi, dell’Armata, ecc., ecc.
I nuovi ritratti Millet possono essere grattati e spugnati senza alterarsi; essi sono a prova di sfregamento e delle ingiurie del tempo, perché la loro vetrificazione li assimila allo stato di pitture su porcellana. Quello che porta a coronamento di questa nuova generazione di dagherrotipi brevettati s. g. d. g. dal professor MILLET, è che le prove sono ottenute istantaneamente con tempo sereno, in qualche secondo con tempo più nuvoloso ed all’interno di un’ampia galleria vetrata, riscaldata e reputata la più bella di cui si abbia conoscenza.
Il prodotto impiegato per ottenere queste prove, conosciuto con la denominazione di ACCELERATORE-MILELT, è inalterabile; questa sostanza è stabile; essa offre anche agli operatori meno provetti, con la sua nuova combinazione di soluzioni fotografiche, il vantaggio provato ed incontestabile d’ottenere, come lui, facilmente senza insuccesso, magnifici Ritratti su lastra, carta, vetro, tela o altri materiali.
Ciascuno può convincersene presso la sua Esposizione ed ai corsi di Fotografia e Chimica fotografica per Allievi ed Amatori, che M. Millet tiene tutte le mattine, dalle ore otto alle ore undici, nella sua Galleria vetrata al numero 6 di rue Montesquieu a PARIGI.
M. Milleet offre ad Allievi ed Amatori una bella collezione di Apparecchi Nuovi e d’occasione, completi di tutti i loro accessori, così come una grande quantità di Vedute e di Monumenti su lastra, carta, vetro e tela, ripresi da lui stesso in dagherrotipia, così come un grande assortimento di confezioni di montaggio per lastre scelte, galvanizzate e placcate, insieme a tutto ciò che è necessario per la Fotografia e la Dagherrotipia.
COLLODIO MILLET, 2 fr. 50 c. al flacone, e 24 fr. al Kg.
M. MILLET dispone di personale numeroso e può trasportarsi in ogni punto di Parigi, dei Dipartimenti ed all’Estero, per formare e installare Allievi ed Amatori, fare Ritratti, Riproduzioni, Vedute e Paesaggi, Riesumazioni nei Cimiteri, Chiese ed altri Monumenti, così come Ritratti dopo il decesso, tanto di giorno che di notte, con l’impiego della luce elettrica.
Egli riproduce inoltre Dipinti, incisioni e Oggetti d’arte, così come Ritratti e miniature per Ciondoli, Medaglioni, Spille, Anelli, Bottoni ed Astucci.
Tutti i Ritratti sono consegnati ai clienti nella medesima seduta di ripresa e se, per un qualsiasi motivo, le prove non sono gradite, M. MILLET si impegna a rifarle gratuitamente in cambio delle prove rifiutate.
Infine egli esegue, con grande successo, Ritratti ai Gruppi di Famiglia, vedute microscopiche per la visione con lo stereoscopio, strumento che egli offre con i ritratti che imitano la natura vivente e le sue variazioni.

DAGUERREOTYPE MINIATURE EMAILLE
Breveté S. G. D. G.
SYSTÈME MILLET ARTISTE PROFESSEUR
Maison de la Salle Montesquieu, Paris.
Seule maison en Europe pour les portraits au daguerréotype-miniatures émaillés et sans miroitage par le système MILLET, Photographe Daguerréotypiste du Ministère de l’Intérieur, de l’Agriculture et du Commerce, des principaux artistes dramatiques, des Ecoles Polytechniques, de St Cyr, des Arts et Métiers, des Mission Etrangères, des Arméniens, des principaux Collèges de Paris, de L’Armée, etc., etc.
Les nouveaux Portraits Millet peuvent, sans s’ altérer, être épongés, grattés ; ils sont à l’abri du frottement et des injuries du temps, puisque leur vitrification les rend è l’état de peinture sur porcelaine. Ce qui vient couronner cette nouvelle régénération du Daguerréotype breveté s. g. d. g. du professeur MILLET, c’est que ses épreuves sont obtenues instantanément par le temps clair, en quelques secondes par le temps le plus obscur et dans un vaste galerie vitrée, chauffée, et réputée la plus belle que l’on connaisse.
Le produit employé pour obtenir ces épreuves, connu sous la dénomination d’ACCELERATEUR-MILLET, est invariable; cette substance photographique est fixe ; elle offre aux Opérateurs les moins exercés, avec sa nouvelle combinaison de solution photographique, l’avantage éprouvé et incontestable d’obtenir aussi facilement que lui de magnifiques Portraits sans déception, sur plaque, papier, verre, toile et autres corps. Chacun peut s’en convaincre à son Exposition et au Cours de Photographie et Chimie photographique, pour les Elèves et Amateurs, que fait M. Millet tout les matins, de 8 heures à 11 heures en sa Galerie Vitrée, 6, rue Montesquieu à PARIS.
M. MILLET offre aux Elèves et aux Amateurs une belle collection d’Appareils neufs et d’occasion, y compris leurs accessoires, ainsi qu’une grande quantité de Vues et Monuments sur Plaque, Papier, Verre, et Toile, daguerréotypés par lui, ainsi qu’une grande assortiment d’Encadrements de Plaques galvanisées et plaquées choisies, et tout ce qui est nécessaire à la Photographie et au Daguerréotype.
COLLODION MILLET, 2 fr. 50 c. le flacon, et 24 fr. le kilo.
M. MILLET ayant un personnel nombreux, peut se transporter sur tous les points de Paris, des Départements et de l’Étranger pour former et installer des Elèves et Amateurs, faire de Portraits, Reproductions, Vues et Paysages, Levées de Tombeaux dans les Cimetières, Eglises et autres Monuments, ainsi que les Portraits après décès, tant le jour que la nuit, à l’aide de la lumière électrique.
Il reproduit également les Tableaux, Gravures et Objets d’art, ainsi que Portraits et Miniatures pour Broches, Médaillons, Epingles, Bagues, Boutons et Ecrins.
Tous les Portraits sont livrés au public dans la même séance que l’opération, et si, pour un motif quelconque, les épreuves ne convenaient plus, M. MILLET s’engage à les refaire gratuitement en échange de l’épreuve rebutée. Enfin il fait, avec un très grand succès, des Portraits ou Groupes de Famille, microscopiques, pour être vus au stéréoscope, instrument qu’il offre avec ses Portraits imitant la nature vivante avec les variations.

Ulteriori approfondimenti, documentati con varie riproduzioni e illustrazioni del montaggio fotografico disassemblato in tutte le sue parti, si trovano sul libro
« Dagherrotipia, Ambrotipia, Ferrotipia. Positivi unici e processi antichi nel ritratto fotografico»
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© 2013 by Gabriele Chiesa & Paolo Gosio. All rights reserved. Tutti i diritti sono riservati.

sabato 25 maggio 2013

Crystoleum, Convex Miniature, Chromo-Photographie, 1879

© 2013 by Gabriele Chiesa & Paolo Gosio. All rights reserved. Tutti i diritti sono riservati.

 L'antico e complesso processo di produzione e confezionamento fotografico identificato come “Crystoleum” e denominato anche “Convex Miniature” oppure “Chromo-Photograph”, viene spesso confuso con altri procedimenti di montaggio su vetro esteticamente simili. Le fotografie crystoleum presentano un aspetto paragonabile a quello di immagini prodotte prima dell’avvento della fotografia, fino dal Settecento. Pitture eseguite su supporto in vetro, incisioni e stampe dipinte con varie tecniche ed incollate su vetro, furono allora definite “crystoleum”. L’effetto estetico e la natura degli oggetti fotografici crystoleum è sostanzialmente analogo a questi prodotti artistici e dunque risultò naturale omologarli sotto la medesima denominazione.

Questa tecnica di stampa, coloritura e montaggio presenta, per vari aspetti, interessanti analogie con l’ivorytype americana. Anche nella limitata dimensione Carte de Visite di questi esemplari, la produzione delle crystoleum richiedeva una perizia artigianale non comune e tempi di lavorazione che in epoca contemporanea appaiono inaccettabili. Questi costosi manufatti, che la sottile superficie di vetro bombato rendeva particolarmente fragile, erano comunque apprezzati per la preziosa e delicata resa del colore.
Miniatura Crystoleum (doppia lastra convessa in vetro 63.5 x 99 mm). Provenienza: Rochester, New York, U.S.A. Chiesa-Gosio Collections, Brescia.

Il processo crystoleum prevede l’impiego di una stampa fotografica all’albume, su sottile supporto cartaceo, da accoppiare a due vetri bombati. Il lato immagine, posto a faccia in giù, va fatto aderire perfettamente al vetro, con l’applicazione di un collante dal lato concavo. Ovviamente va posta la massima cura nell’eliminazione di ogni traccia di bollicine d’aria.

Il dorso della carta, quando è asciutto, può essere lavorato per abrasione, in modo da ridurre ulteriormente lo spessore e facilitare l’applicazione di un prodotto impregnante adatto a rendere trasparente il supporto. La coloritura dei dettagli, sul dorso dell’immagine, si effettua con tinte ad olio. Questo primo intervento interessa le aree a dettaglio più fine, mentre si tralascia la coloritura delle aree con massa colore più estesa ed uniforme.

Un secondo vetro convesso viene montato sul dorso del primo, inserendo sui margini sottili bande in carta che servono come distanziatori per evitare che il vetro interno tocchi il supporto fotografico. Tra le due lastrine di vetro convesso risulta quindi una sorta di sottile camera d’aria. Sul dorso del vetro interno vengono dipinte, sempre con colore ad olio, le masse estese di colore uniforme. Il fondo va infine chiuso con un cartoncino rigido che fornisce ulteriore consistenza all’assemblaggio.

I diversi elementi vanno infine sigillati insieme con l’applicazione di una striscia di carta collata. I vetri per miniatura crystoleum venivano appositamente prodotti per questo tipo di montaggio fotografico. Le lastre piane non venivano ritenute adatte perché l’effetto estetico di profondità non risultava altrettanto efficace.

Le lastrine bombate hanno uno spessore di un solo millimetro e la curvatura è modesta: circa 5 mm di spessore complessivo quando il singolo vetro è appoggiato su una superficie piana. La dimensione dei vetri di una miniatura crystoleum, formato carte de visite è di 62 x 93 mm ca. Questo formato fu popolare negli anni Ottocentoottanta, mentre in epoca più tarda, verso la fine Ottocento si osserva un formato lievemente maggiore, di circa 65.5 x 97 mm.

L’aspetto complessivo dell’oggetto fotografico è quello di una immagine delicatamente colorata, ricca di profondità e di trasparenze brillanti.

Il primo documento estesamente dedicato alla pratica fotografica del “Crystoleum Painting” sembra essere un volumetto di poche pagine: «Instructions for Crystoleum Painting», scritto da Harold Riise e stampato da “Mercury Office” nel 1884. Contiene dettagliate istruzioni di tre diversi modi per realizzare i crystoleum e include una pagina pubblicitaria con i materiali per produrli ed i prezzi di vendita. La sezione "Every Necessary for Crystoleum Painting" elenca tutti i dettagli relativi ai vetri, ai chimici per il trattamento e prodotti per il montaggio, con l’offerta di lezioni a cura di “Miss V. Hall of St. George's Hill”.

T.J. Moore, insegnante australiano, annunciava nell’ottobre del 1888, sul periodico “Northern Argus”: «Crystoleum Painting! A Rare Novelty! Photos painted in above style, cabinet or carte de visite, in oil colours, by the undersigned. Samples of work on view at Mr E.W. Marchant [photographer], Main Street, Clare, who will receive orders. Prices 2s 6d and 4s. T.J. Moore, Stanley Flat.»

Il complicato procedimento per realizzazione di fotografie colorate a mano godette di una certa popolarità fino agli inizi del Novecento.

La “Cassell’s Cyclopaedia of Photography” di Bernard Edward Jones, pubblicata a Londra nel 1911 da Cassell & Company ltd. spiega tutti i passaggi necessari e fornisce dettagliati consigli.

Ulteriori approfondimenti, documentati con varie riproduzioni e illustrazioni del montaggio fotografico disassemblato in tutte le sue parti, si trovano sul libro
« Dagherrotipia, Ambrotipia, Ferrotipia. Positivi unici e processi antichi nel ritratto fotografico»
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Timbro sul cartoncino di montaggio di uno dei primissimi cristoleum, eseguito nello studio degli inventori del processo. Patent n° 211231, Jan. 7th 1879, by Thomas R. Evans & Francis S. Ideson, Baltimora, Maryland, U.S.A.  Chiesa-Gosio Collections, Brescia.
Fino ad ora non era però stato possibile rintracciare informazioni precise sull’origine del processo fotografico cristoleum. Una fortunata recente acquisizione delle “Chiesa-Gosio Collections, Brescia” ha finalmente consentito di risalire agli inventori e individuare correttamente il brevetto che, come ci si poteva attendere, non fu registrato con la denominazione “Cristoleum”.

Il 7 gennaio 1879, i fotografi Thomas R. Evans & Francis S. Ideson, Baltimora, Maryland, U.S.A. depositarono il brevetto 211231 avente come oggetto “Improvement in the preparation of photographic pictures”.


La licenza per lo sfruttamento dell’invenzione fu prontamente acquistata da Mr. Charles Shambaugh, Indiana, U.S.A. Con un’inserzione sul periodico “Indiana Progress” di giovedì 24 aprile 1879, egli dichiara di avere acquisito una approfondita formazione, direttamente dagli inventori e, di essere l’unico agente generale del brevetto per tutta la contea.

L’esemplare che, grazie al timbro riportato sul cartoncino di montaggio ("EVANS & IDESON / Convex Miniature / Patd Jan. 7th 1879"), ci ha consentito di ricostruire l’origine del processo è mostrato nel video qui sotto.



© 2013 by Gabriele Chiesa & Paolo Gosio. All rights reserved. Tutti i diritti sono riservati.

lunedì 20 febbraio 2012

Dagherrotipia, Ambrotipia, Ferrotipia. Positivi unici e processi antichi nel ritratto fotografico

Questo blog, dedicato alla storia della fotografia tra il 1830 ed il 1939 ed ai processi fotografici antichi, è rimasto finora un po’ trascurato. Nato come supporto alle ricerche condotte da Gabriele Chiesa (io me, medesimo stesso, in persona ;-)) e Paolo Gosio, l’obiettivo per cui era stato creato consisteva nella trattazione di singoli casi di studio e per  sviluppare approfondimenti su specifici argomenti.
Il libro a cui ci stavamo da anni dedicando ci ha però impegnato in modo veramente intenso, senza lasciare spazio per altre iniziative. A questo si sono aggiunti eventi ed urgenze di varia natura, attività di didattiche e produzioni culturali, sempre in ambito fotografico, come www.imageacademy.it.

È finalmente giunto il tempo di riprendere le fila di un discorso appena iniziato che finora è rimasto semplicemente uno di quei “buoni proponimenti” di cui si rinvia costantemente l’applicazione pratica.

L’apertura di questa nuova fase di impegno coincide con l’imminente uscita del libro:
«Dagherrotipia, Ambrotipia, Ferrotipia. Positivi unici e processi antichi nel ritratto fotografico»

La conferenza stampa per la presentazione di questa pubblicazione è stabilita per sabato 24 marzo 2012, ore 18, presso la sede di ImageAcademy, in Corso Garibaldi 16, Brescia.

Fotografo da quando ero adolescente, dagli anni Sessanta. Ho iniziato con una Kodak Retina II a soffietto di mio padre e poi con una Eura Ferrania per pellicola in rullo 6x6. La mia avventura nei territori della storia degli antichi processi fotografici è iniziata negli anni Settanta, quando ho iniziato a leggere i primi testi di storia della fotografia. «Storia Sociale della Fotografia» di Ando Gilardi, è stato un testo che in un certo senso “mi ha cambiato la vita”. Questa lettura ha ispirato il lavoro della mia tesi di laurea su “Uso e funzione sociale dell’album di famiglia”. A quel tempo avevo iniziato una modesta attività collezionistica, limitandomi all’acquisizione delle Carte de visite di antichi studi fotografici prevalentemente bresciani.
Poi inizia a pensare che sarebbe stato bello poter avere almeno UNA dagherrotipia, UNA ferrotipia, Un’ambrotipia. Desideravo poter tenere in mano un esemplare di questi antichi processi fotografici, almeno uno per tipo. Occasioni e coincidenze fortunate mi hanno poi portato a qualche fortunata acquisizione.

Il contatto con Paolo Gosio è nato quando già avevo iniziato a scrivere di storia e di antichi processi fotografici. Paolo si occupa di matrici, di stampa e di immagini da una vita. Per lui, giungere all’attenzione ed al collezionismo per i le più antiche immagini fotografiche a positivo unico è stato un percorso naturale. Il suo stimolo è stato fondamentale: è “colpa sua” :-) se nel 2009 abbiamo pubblicato un libricino di 90 pagine pretenziosamente intitolato «Il ritratto fotografico nell’Ottocento: dagherrotipia, ambrotipia, ferrotipia». Poi abbiamo capito che non potevamo fermarci. Negli anni avevamo accumulato un patrimonio fotografico che ritengo notevole. Avevamo a disposizione un straordinaria raccolta di rari oggetti fotografici, rappresentativi di rarissimi processi fotografici ormai sconosciuti persino alla maggioranza dei curatori di fondi fotografici storici. Così ci siamo incoscientemente lasciati trascinare in un’avventura di cui ancora fatichiamo a riconoscere i contorni. Ci siamo ritrovati a riscrivere e reinterpretare momenti e scoperte fondamentali della storia della fotografia. I risultati hanno sorpreso noi stessi per primi. Abbiamo sviluppato contenuti che comportano aspetti innovativi. Ci aspettiamo che chi si occupa di storia della fotografia per attività professionale non sia immediatamente disposto ad accettare senza discussione contributi non strettamente ortodossi, ma questo fa parte del gioco e del divertimento.

I numeri non servono per dare una misura della qualità, ma danno comunque un’idea delle proporzioni dell’impegno: 367 pagine in formato A4, quasi 900 illustrazioni. Tra le proposte originali che il testo contiene ci sono:
  • un sistema di classificazione dei profili di riquadri (mat) usati nelle confezioni  in astuccio (case)
  • un sistema di classificazione dei punzoni (hallmark) usati da produttori, importatori e dagherrotipisti
  • una tavola di identificazione hallmarks con 159 punzoni (The American Daguerreotype,  il testo che finora è adottato come riferimento dai curatori dei musei di tutto il mondo ne riporta 63)
  • la proposta di nuovi specifici termini tecnici in lingua italiana, in relazioni a elementi di confezione e montaggio degli oggetti fotografici antichi
  • un approfondimento storico sui formati fotografici
  • numerosi esempi illustrati di disassemblaggio
  • nuovi dettagli di informazione storica finora mai raccolti e coordinati in italiano, oltre ad alcune novità assolute
  • criteri di riconoscimento e identificazione relativi a procedimenti fotografici antichi finora soggetti ad ambiguità di varia origine

Il libro «Dagherrotipia, Ambrotipia, Ferrotipia. Positivi unici e processi antichi nel ritratto fotografico» sarà in vendita dalla fine marzo 2012. Qui saranno inseriti i link per procedere all’acquisto o scaricare l’ebook in formato digitale.