L'antico e complesso processo di produzione e confezionamento fotografico identificato come “Crystoleum” e denominato anche “Convex Miniature” oppure “Chromo-Photograph”, viene spesso confuso con altri procedimenti di montaggio su vetro esteticamente simili. Le fotografie crystoleum presentano un aspetto paragonabile a quello di immagini prodotte prima dell’avvento della fotografia, fino dal Settecento. Pitture eseguite su supporto in vetro, incisioni e stampe dipinte con varie tecniche ed incollate su vetro, furono allora definite “crystoleum”. L’effetto estetico e la natura degli oggetti fotografici crystoleum è sostanzialmente analogo a questi prodotti artistici e dunque risultò naturale omologarli sotto la medesima denominazione.
Questa tecnica di stampa, coloritura e montaggio presenta, per vari aspetti, interessanti analogie con l’ivorytype americana. Anche nella limitata dimensione Carte de Visite di questi esemplari, la produzione delle crystoleum richiedeva una perizia artigianale non comune e tempi di lavorazione che in epoca contemporanea appaiono inaccettabili. Questi costosi manufatti, che la sottile superficie di vetro bombato rendeva particolarmente fragile, erano comunque apprezzati per la preziosa e delicata resa del colore.
Miniatura Crystoleum (doppia lastra convessa in vetro 63.5 x 99 mm). Provenienza: Rochester, New York, U.S.A. Chiesa-Gosio Collections, Brescia. |
Il processo crystoleum prevede l’impiego di una stampa fotografica all’albume, su sottile supporto cartaceo, da accoppiare a due vetri bombati. Il lato immagine, posto a faccia in giù, va fatto aderire perfettamente al vetro, con l’applicazione di un collante dal lato concavo. Ovviamente va posta la massima cura nell’eliminazione di ogni traccia di bollicine d’aria.
Il dorso della carta, quando è asciutto, può essere lavorato per abrasione, in modo da ridurre ulteriormente lo spessore e facilitare l’applicazione di un prodotto impregnante adatto a rendere trasparente il supporto. La coloritura dei dettagli, sul dorso dell’immagine, si effettua con tinte ad olio. Questo primo intervento interessa le aree a dettaglio più fine, mentre si tralascia la coloritura delle aree con massa colore più estesa ed uniforme.
Un secondo vetro convesso viene montato sul dorso del primo, inserendo sui margini sottili bande in carta che servono come distanziatori per evitare che il vetro interno tocchi il supporto fotografico. Tra le due lastrine di vetro convesso risulta quindi una sorta di sottile camera d’aria. Sul dorso del vetro interno vengono dipinte, sempre con colore ad olio, le masse estese di colore uniforme. Il fondo va infine chiuso con un cartoncino rigido che fornisce ulteriore consistenza all’assemblaggio.
I diversi elementi vanno infine sigillati insieme con l’applicazione di una striscia di carta collata. I vetri per miniatura crystoleum venivano appositamente prodotti per questo tipo di montaggio fotografico. Le lastre piane non venivano ritenute adatte perché l’effetto estetico di profondità non risultava altrettanto efficace.
Le lastrine bombate hanno uno spessore di un solo millimetro e la curvatura è modesta: circa 5 mm di spessore complessivo quando il singolo vetro è appoggiato su una superficie piana. La dimensione dei vetri di una miniatura crystoleum, formato carte de visite è di 62 x 93 mm ca. Questo formato fu popolare negli anni Ottocentoottanta, mentre in epoca più tarda, verso la fine Ottocento si osserva un formato lievemente maggiore, di circa 65.5 x 97 mm.
L’aspetto complessivo dell’oggetto fotografico è quello di una immagine delicatamente colorata, ricca di profondità e di trasparenze brillanti.
Il primo documento estesamente dedicato alla pratica fotografica del “Crystoleum Painting” sembra essere un volumetto di poche pagine: «Instructions for Crystoleum Painting», scritto da Harold Riise e stampato da “Mercury Office” nel 1884. Contiene dettagliate istruzioni di tre diversi modi per realizzare i crystoleum e include una pagina pubblicitaria con i materiali per produrli ed i prezzi di vendita. La sezione "Every Necessary for Crystoleum Painting" elenca tutti i dettagli relativi ai vetri, ai chimici per il trattamento e prodotti per il montaggio, con l’offerta di lezioni a cura di “Miss V. Hall of St. George's Hill”.
T.J. Moore, insegnante australiano, annunciava nell’ottobre del 1888, sul periodico “Northern Argus”: «Crystoleum Painting! A Rare Novelty! Photos painted in above style, cabinet or carte de visite, in oil colours, by the undersigned. Samples of work on view at Mr E.W. Marchant [photographer], Main Street, Clare, who will receive orders. Prices 2s 6d and 4s. T.J. Moore, Stanley Flat.»
Il complicato procedimento per realizzazione di fotografie colorate a mano godette di una certa popolarità fino agli inizi del Novecento.
La “Cassell’s Cyclopaedia of Photography” di Bernard Edward Jones, pubblicata a Londra nel 1911 da Cassell & Company ltd. spiega tutti i passaggi necessari e fornisce dettagliati consigli.
Ulteriori approfondimenti, documentati con varie riproduzioni e illustrazioni del montaggio fotografico disassemblato in tutte le sue parti, si trovano sul libro
« Dagherrotipia, Ambrotipia, Ferrotipia. Positivi unici e processi antichi nel ritratto fotografico»
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Il 7 gennaio 1879, i fotografi Thomas R. Evans & Francis S. Ideson, Baltimora, Maryland, U.S.A. depositarono il brevetto 211231 avente come oggetto “Improvement in the preparation of photographic pictures”.
La licenza per lo sfruttamento dell’invenzione fu prontamente acquistata da Mr. Charles Shambaugh, Indiana, U.S.A. Con un’inserzione sul periodico “Indiana Progress” di giovedì 24 aprile 1879, egli dichiara di avere acquisito una approfondita formazione, direttamente dagli inventori e, di essere l’unico agente generale del brevetto per tutta la contea.
L’esemplare che, grazie al timbro riportato sul cartoncino di montaggio ("EVANS & IDESON / Convex Miniature / Patd Jan. 7th 1879"), ci ha consentito di ricostruire l’origine del processo è mostrato nel video qui sotto.
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